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«Nella massa protesa al consumo di strumenti e medicamenti, di utopie e psicanalisi, quasi non vista si fa strada l'istintiva esigenza di una antropologia che è rimasta trascurata: chi è dunque l'uomo? Che cosa sa egli di se stesso, di come è stato formato, del suo tempo e del suo posto nel mondo?» Partendo da questa problematica attuale, Hans Walter Wolff sviluppa in questo suo volume un esame pionieristico e una interpretazione vasta e profonda degli enunciati antropologici dell'Antico Testamento. Nel 1948 Karl Barth lamentava, nelle sue meditazioni bibliche sull'antropologia: «Non sembra che sia ancora giunto il tempo in cui il dogmatico possa rivolgersi in buona coscienza e con fiducia ai risultati dei suoi colleghi studiosi del Nuovo e dell'Antico Testamento». Il voto di Barth viene finalmente accolto in questo denso lavoro, che si inserisce nella gloriosa tradizione di studi della scuola biblica di Gerhard con Rad e che rappresenta un'opera basilare della scienza anticotestamentaria. Questa antropologia dell'Antico Testamento, tradotta nelle principali lingue internazionali, è un affascinante libro di lettura sull'essenza e sulla definizione dell'uomo. La presente opera apre l'accesso ai documenti biblici senza richiedere una previa preparazione scientifica. È stata pensata per rispondere a questo interesse di fondo: in che modo, nell'Antico Testamento, l'uomo viene introdotto alla conoscenza di se stesso?